Il Terroir

Etna,
un isola
nell'Isola

La natura nella sua espressione
più radicale

L’enologia dell’Etna è definita “un’isola nell’Isola”. Questa affermazione non dipende solo dalla differenza tra i vini del vulcano e quelli del resto della Sicilia, ma anche dal numero di aree con una propria identità nello stesso terroir dell’Etna DOC. Esposizione, intensità e durata dell’esposizione solare. Altitudine, piovosità, ventilazione, escursione termica e tipologia di suolo vulcanico. Sono alcuni dei fattori che rendono ogni vino dell’Etna uno spettacolo a sé.

LA MORFOLOGIA

Il Monte Etna – Patrimonio mondiale dell’UNESCO – si trova sulla costa orientale della Sicilia, a nord di Catania, e rappresenta il vulcano attivo più alto d’Europa e uno tra i più attivi del globo.
La sua storia eruttiva si ritenga abbia almeno 500.000 anni e la sua presenza ha plasmato la conformazione e la cultura della Sicilia. Il vulcano è un’entità viva: l a sua forma muta continuamente grazie all’attività intensa e alla nascita di nuovi crateri. Oggi, l’altezza massima del cono vulcanico supera i 3300 metri di altitudine su circa 45 km di diametro di base. Queste dimensioni lo rendono il vulcano terrestre più imponente d’Europa e dell’intera area mediterranea. L’Etna è anche uno dei vulcani più studiati e monitorati al mondo e riveste un’importanza scientifica e culturale globale, per la vulcanologia, la geofisica e altre discipline di scienze della terra.
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STORIA

Millenni di viticoltura eroica

Le prime tracce sulla viticoltura risalgono addirittura al Neolitico. In questa parte orientale della Sicilia, colonizzata dai Greci nel 720 a.C., lo sviluppo della produzione di vino avvenne probabilmente già dal VIII sec. a.C. Già nel III sec. a.C. Teocrito parlò della diffusissima coltivazione della vite nella zona. Se nel 1848 risultavano coltivati quasi 26.000 ettari di vigneto, tra il 1880 ed il 1885 Catania diventa la provincia siciliana più vitata con oltre 90.000 ettari di vigneto. Con l’arrivo della fillossera, all’inizio del ‘900, il vigneto si ritirò fino a circa 40.000 ettari. Oggi la superficie che rientra nella Etna DOC è di poco meno di 1200 ettari. La definizione di “viticoltura eroica” trova certamente sull’Etna una delle sue massime espressioni. Le eruzioni che hanno plasmato il territorio e le pendenze dei terreni, per buona parte terrazzati, rendono la viticoltura impervia e faticosa, rendono la viticoltura impervia e faticosa, ma danno vita a vini indimenticabili. Tra i fattori più importanti vi è la composizione di origine vulcanica dei terreni, a volte ciottolosi e ghiaiosi, a volte invece sabbiosi, o meglio, cinerei. A questo bisogna aggiungere le grandi escursioni termiche tra il giorno e la notte, che arrivano anche a 20-25 gradi proprio a causa della presenza della “A Muntagna”, come viene chiamata dagli abitanti di Catania.
Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante e Catarratto sono le quattro varietà autoctone più coltivate. Tuttavia, il profilo organolettico dei vini ottenuti può variare notevolmente a seconda delle Contrade e dei versanti dove le uve sono coltivate. Sicuramente, il legame di questi vitigni con l’Etna si perde nei secoli.

SCOPRI I VINI

133 Contrade, terrazze e vigne secolari a piede franco

Il terroir dell’Etna ospita alcuni dei vigneti più antichi d’Italia, talvolta con più di un secolo d’età. Sono spesso viti a piede franco, cioè non innestate su un portainnesto americano, perché il terreno lavico, grazie alla sua grana, ha reso le viti immuni dal flagello della fillossera. grazie alla sua grana, ha reso le viti immuni dal flagello della fillossera. Questi vigneti rappresentano un patrimonio di inestimabile valore e danno vita a uve con qualità varietali purissime.

Inoltre, anche il sistema di coltivazione delle viti ha degli aspetti antichi e unici: sebbene non manchino moderni impianti a cordone speronato o a guyot, la forma di allevamento più usata, nonché la più tradizionale, rimane tuttora l’alberello, che si arrampica sui fianchi del vulcano sostenendosi sulle terrazze di pietra lavica.

Sui versanti dell’Etna le aree di produzione sono ripartite in 133 “Contrade”: sottozone con caratteristiche pedoclimatiche uniche. Queste suddivisioni territoriali sono registrate nel disciplinare di produzione e i produttori possono farne menzione sulle bottiglie di vino. Ciascuno di questi micro-terroir ha un proprio clima, esposizione e qualità geologiche particolari che, assieme alla mano dell’uomo, contribuiscono a rendere originali e distintivi i vini dell’area.

I quattro versanti del vulcano

Il versante a Nord è l’area con il numero più alto di produttori, e anche quella caratterizzata dalle pendici più dolci. Il clima è freddo, seppure protetto dalle catene montuose circostanti dei Monti Peloritani e dei Monti Nebrodi. La varietà più coltivata è la rossa Nerello Mascalese.

Il versante a Est si affaccia sul Mar Ionio ed è il più esposto a piogge e venti. Le viti sono coltivate ad alberello su piccoli terrazzamenti, fino a quasi a 900 metri di altitudine. Su questo lato della montagna prevale la coltivazione dell’uva bianca Carricante.

Il versante a Sud-Est ospita numerosissimi coni eruttivi, ormai spenti. I vigneti, coltivati spesso ad alberello, sono baciati dal sole e dalle brezze marine. Le varietà Nerello Mascalese e Carricante crescono in condizioni ideali e raggiungono facilmente una maturazione ideale.

Il versante a Sud-Ovest è il più distante dal mare e, perciò, caratterizzato da una forte escursione termica. Quest’area è meno piovosa, battuta da venti caldi e con una grande intensità solare. Le coltivazioni del Nerello Cappuccio e del Carricante trovano ottime condizioni e possono superare i 1000 metri di altitudine.